Infiniti rosari per le notti del mondo
Lo spettacolo teatrale ideato per rendere omaggio alla Vergine Maria Immacolata, nel 150° anniversario della proclamazione del dogma, porta in scena i passaggi biblici piu' importanti dell’Antico Testamento a partire dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre sino all’Annunciazione e successiva Passione di Cristo che in un certo modo e' anche Passione di Maria, sua madre.
In perfetta coerenza con la solenne vittoria del Cristo sulla morte, il Nuovo Testamento non conosce pero' un pianto di Maria, anzi, molto si e' sempre insistito su un suo patire interiore e raccolto.
Tuttavia, questo altissimo modello di dolore cristiano non poteva operare realmente nella storia se non affrontando, assorbendo e trasfigurando le tecniche pagane di controllo e reintegrazione.
Solo raggiungendo questo piano, il modello mariano del dolore poteva trascinare i dolenti verso la nuova mèta religiosa e culturale, e non importa se esso doveva affrontare i rischi del compromesso, del sincretismo e del ritorno al passato.
Il sincretismo di cui si parla venne risolto proprio attraverso la drammatizzazione teatrale. Qui sta il germe della profonda necessità storica degli sviluppi di quella parte del teatro sacro medievale noto con il nome di Planctus Mariae.
Questa particolare passione abbiamo voluto rendere visibile attraverso l’apporto di quanto la tradizione popolare ci offre ma anche attraverso l’ausilio di inni poetici, preghiere, canti e iconografie della pietà mariana attraverso duemila anni di Cristianesimo, ripensando la profezia che Maria fa di sé stessa nel cantico del Magnificat: “Tutte le genti mi chiameranno Beata”.
Lo spettacolo teatrale ideato per rendere omaggio alla Vergine Maria Immacolata, nel 150° anniversario della proclamazione del dogma, porta in scena i passaggi biblici piu' importanti dell’Antico Testamento a partire dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre sino all’Annunciazione e successiva Passione di Cristo che in un certo modo e' anche Passione di Maria, sua madre.
In perfetta coerenza con la solenne vittoria del Cristo sulla morte, il Nuovo Testamento non conosce pero' un pianto di Maria, anzi, molto si e' sempre insistito su un suo patire interiore e raccolto.
Tuttavia, questo altissimo modello di dolore cristiano non poteva operare realmente nella storia se non affrontando, assorbendo e trasfigurando le tecniche pagane di controllo e reintegrazione.
Solo raggiungendo questo piano, il modello mariano del dolore poteva trascinare i dolenti verso la nuova mèta religiosa e culturale, e non importa se esso doveva affrontare i rischi del compromesso, del sincretismo e del ritorno al passato.
Il sincretismo di cui si parla venne risolto proprio attraverso la drammatizzazione teatrale. Qui sta il germe della profonda necessità storica degli sviluppi di quella parte del teatro sacro medievale noto con il nome di Planctus Mariae.
Questa particolare passione abbiamo voluto rendere visibile attraverso l’apporto di quanto la tradizione popolare ci offre ma anche attraverso l’ausilio di inni poetici, preghiere, canti e iconografie della pietà mariana attraverso duemila anni di Cristianesimo, ripensando la profezia che Maria fa di sé stessa nel cantico del Magnificat: “Tutte le genti mi chiameranno Beata”.